Una serata, il 29 ottobre 2015 presso il Ristorante “Jolie” organizzata dal Rotary Club di Canosa, di straordinario interesse culturale, di coinvolgimento emotivo e di partecipazione.
Sandro, un giovane con molteplici esperienze lavorative in campo e da docente in scienze archeologiche, rappresenta l’attaccamento alla propria terra che spesso appare ingrata verso i propri figli, la capacità di progettare nonostante tutto, l’amore verso l’arte, l’orgoglio dell’appartenenza.
Canosa: una splendida città in cui si respira lo splendore della sua storia. Ogni angolo, ogni pietra ti riporta indietro di secoli. E’ sufficiente passeggiare lungo le viuzze del borgo antico per scoprire improvvisamente una stele, una sigla, un cippo.
Non c’è storia, ma è la storia. Il Rotary ha il dovere di ascoltarla, di farla conoscere, di comunicare la sua grandezza, l’esemplarità delle sue testimonianze.
Quale migliore veicolo di un giovane che è riuscito a coinvolgerci con la mente e con il cuore attraverso la riscoperta di quei secoli bui, che bui non sono, ma forse a lungo trascurati.
Di questo si è occupato Sandro Sardella: del Medioevo dei Concili, della guerra greco-gotica, dell’età bizantina, storia che richiede approfondimenti per la scarsità dei documenti e che solo un abile ricercatore avrebbe potuto interpretare.
Il nostro, un primo approccio che sicuramente prevede un coinvolgimento dei giovani per una maggiore consapevolezza di possedere un immenso patrimonio, che non solo va rispettato, ma valorizzato. La storia non è solo curiosità culturale o antiquaria.
La ricerca è abitudine mentale, consapevolezza che ogni territorio ha le sue bellezze, le sue ricchezze, la sua specificità, che se opportunamente utilizzate, producono ricchezza.
Sandro è la testimonianza di un giovane che avuto il coraggio di fermarsi qui a Canosa, nella sua terra, esploratore del terzo millennio per dimostrare che non è più tempo di esodo, è tempo, invece, di riflessione, di analisi delle numerose opportunità che la nostra città ci offre quotidianamente.
Si tratta, insomma, di saper “LEGGERE” la realtà.
Cercare di comprendere a distanza di 1449 anni dalla sua scomparsa, la figura “storica” del Vescovo Sabino, è compito assai arduo, afferma il relatore, soprattutto se si considera la pochezza delle fonti che ne parlano.
Sia l’opera di Gregorio Magno che quella più tarda dell’Anonimo forniscono un quadro discretamente completo della vita del nostro “San Sabino”.
Essi non si soffermano sui “punti chiave” dei suoi operati diplomatici, che avrebbero potuto disciogliere antri segreti della storia.
E’ stato un Vescovo costretto a continui compromessi con un’Italia ormai Ostrogota, schiacciata dalla morsa di un esercito barbaro capitanato da Baduila meglio noto come Totila.
Il personaggio Sabino matura la sua esperienza diplomatica nella Corte Palatina romana. Partecipa al III Sinodo Romano. Nel 526 è a Costantinopoli, ai tempi di Papa Giovanni I.
E’ necessaria, tuttavia, un’indagine sulla figura di Giustiniano a giustificare l’abile operato sabiniano di ricucitura politica per la salvaguardia del Vescovato d’ Apulia e Calabria.
Non è da escludere che sia stato l’Imperatore stesso a voler l’edificazione a Canosa della Basilica dei Santi Cosma e Damiano, così come è stato dimostrato dagli scavi archeologici.
Sabino fu pedina e artefice di un”disequilibrato” equilibrio di un’Italia in cui già si preannunziava un periodo di sottomissione sociale e politica di un popolo in balìa del conquistatore di turno.
Storia difficile, controversa, che esige un interprete attento e audace come Sandro Sardella.
Molto interessanti sono stati gli interventi di numerosi soci.